ARCHITETTURA. IL POTERE DEL DISEGNO | ||
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Da tempo, in molti ambienti dell’ architettura in cui si esercita la divulgazione e l’aggiornamento della professione, si persiste nel dichiarare la morte del disegno. E’ innegabile che l’avvento del computer da circa 20 anni ha avuto forti effetti anche sull’attività del disegno. Molti progettano solo al computer, alimentando la schiera dei professionisti i quali sostengono sia inutile saper disegnare. Il disegno è stato da sempre il linguaggio espressivo degli architetti. Il disegno per un architetto diventa il modo privilegiato di osservare e comunicare ciò che le sole parole non riescono a spiegare. Tale modalità diventa parte indissolubile di se stessi, sia che riguardi l’osservare e registrare eventi esterni sia visioni interiori. Il disegno alla fine diventa una maniera di pensare. Gli “schizzi di riferimento” come li definisce Michael Graves, sono una sorta di «diario visivo» dell’architetto e possono essere molto semplici o descrivere nei dettagli una composizione più complessa: non rappresentano propriamente la realtà, ma servono piuttosto «a catturare un’idea». Per cui non bisogna per forza essere portati per il disegno: a disegnare si impara disegnando. È vero che c’è chi è più predisposto, ma l’esperienza è imprescindibile. Esperienza che si perfeziona padroneggiando il lessico della geometria, comprendendo lo spazio e le proporzioni delle cose. Il tratto della matita e la sua frenesia nella stesura dello schizzo, rende tangibile e reale quello che fino a poco prima non lo era, dalla mente al foglio. Un legame così intrinseco, quasi viscerale, che non può essere replicato da un computer e che soprattutto sentenzia che “non saper disegnare equivale a non riuscire a comunicare per un progettista”. Il disorientamento della professione è in parte legato all’abbandono del disegno a mano. Queste nuove “ formazioni professionali digitali e stravaganti” capaci di essere così attraenti e così superficiali senza alcuna conoscenza storica, riflettono le esigenze di una nuova committenza incline alla sensazionalità, all’evento fine a se stesso. Inteso senza nessuna continuità. |
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